A cinque anni dal giorno che mi ha cambiato la vita, nasce “progetto Giordano”.
Cinque anni fa, il 19 maggio 2018, io e mio figlio siamo partiti per quel viaggio inaspettato che si chiama autismo, un viaggio che lentamente si è trasformato nella nostra quotidianità, nel nostro essere qui ed ora, nelle nostre giornate dense di ogni possibile emozione, cariche di preoccupazioni per un futuro quasi invisibile, lontano, impossibile da pensare. Perché accade questo quando arriva una diagnosi di autismo: la prima parola che scompare è futuro. Poi scompare la parola certezza poi tutte quelle piccole parole quotidiane come riposo, tranquillità, cene con gli amici...
Ogni normalità viene spazzata via da un codice e da un’etichetta diagnostica. Si diventa madri dei bambini H, madri dei bambini con la 104, i nostri figli diventano un punteggio Ados, un livello di funzionamento grave o moderato che nulla definisce delle nostre vite, delle persone che siamo, noi e loro, madri e figli autistici, boccioli di bambini da far fiorire, ogni giorno, con dedizione, impegno e competenza. E con intorno una rete di persone che deve sostenere ogni nostro passo, perché non siamo perfetti, siamo fallibili, siamo fragili, non siamo quei supereroi a cui tanto ci paragonano definendoci speciali.
Le persone veramente speciali sono quelle che ogni giorno ci restano accanto, consapevoli di non poter comprendere fino in fondo le nostre vite, umili al punto di riconoscere che non possono insegnarci nulla, perché l’autismo non arriva col manuale del genitore perfetto e porta solo mille domande che, nella più rosea delle ipotesi, resteranno senza risposte.
Le persone speciali sono quelle che comprendono che anche un piccolo gesto può fare la differenza e per loro ho deciso che questo 19 maggio va festeggiato e ricordato, ed è così che nasce progetto Giordano.
Un altro viaggio lungo strade diffuse che non so dove ci porterà ma che oggi, grazie ad alcuni generosi donatori di Strade Diffuse Aps, ci dà la possibilità concreta di aiutare due famiglie di bambini autistici, sostenendo parte dei costi per i centri estivi. Un primo piccolissimo passo verso nuove mete concrete, di sostegno e attenzione, un piccolo gesto gentile, un semino nuovo, in attesa che sboccino altri meravigliosi fiori.
Crescere un figlio autistico è proprio questo, sostenerlo e aiutarlo per farlo sbocciare, nella sua unicità. Le parole che mai dimenticherò, dette dal neuropsichiatra che diagnosticò Giordano: “Noi dobbiamo conoscere Giordano e aiutarlo a sbocciare”.
Lentamente germoglia un vago futuro e prende forma progetto Giordano.
In questi cinque anni tante cose intorno a noi sono cambiate, tanto è cambiata la mia percezione dell’autismo e del mio ruolo di mamma, tanto faticoso è diventato per me impegnarmi in qualsiasi cosa, perché il mio prezioso fiore richiede sempre grandi attenzioni e lascia poco spazio a tutto il resto. Resta però l’impegno a fare quel poco che posso per sostenere altre madri che come me condividono un cammino di vita tortuoso: una mano tesa a loro è una mano a cui io stessa posso aggrapparmi, nella certezza di stringere legami che saranno per me e per altri aiuto e sensibilizzazione, menti e cuori aperti sul nostro futuro.
Accanto a me, a condividere le mie idee e i miei progetti c’è l’Associazione Strade Diffuse Aps che ha scelto di sostenere parte dei costi di due famiglie con bambini autistici iscritti al centro estivo della Polisportiva Astra Atletica e al Centro Estivo Diffuso di Una Zebra a Pois Onlus: ben conosciamo queste realtà e l’impegno e la professionalità che dimostrano nel portare avanti le proprie attività. Fare rete, con associazioni così diverse, è il senso della collettività che agisce concretamente per il benessere di ciascuno.
Il senso di un giardino fiorito dove anche i nostri piccoli fiori posso sbocciare.
